Pensieri e Parole 

Assaporo con lungi sorsi la realtà intorno. Mi ingozzo di fulminei fotogrammi captati a destra e a manca. Traduco quelle immagini in parole. Mi accorgo della potenza di alcune parole quando nel pronunciarle la lingua mi si spezza in bocca.


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Il sorriso

Il sorriso è l’interruttore che accende il viso


Accettare è meglio che curare

È insito nella natura umana il sedurre per poi abbandonare. Anche nelle amicizie. Prima tante attenzioni poi all'improvviso il silenzio. Da vapore che si mischia con l'aria a pezzo di ghiaccio che congela. Non chiedere spiegazioni, è così che deve andare. Quando si logora la corda che ci tiene legati, meglio mollare la presa prima che si spezzi. Senza forzature o sensi di colpa. Pare si chiami ACCETTAZIONE. Accettare il naturale corso degli eventi. Sì.


Quanto dura per sempre?

Quanto dura per sempre? Forse più di una vita. Ho capito che il mio per sempre non è una parola vuota, di circostanza o messa lì per far bella figura. No, il mio per sempre è qualcosa che vive e cresce dentro di me e, se me ne privassi, sarebbe come tagliar via quella parte di me. Vivrei lo stesso ma sarebbe come vivere senza una mano o senza una gamba, avrei bisogno di un appoggio per sostenere quella mancanza, un tempo pura presenza. Quando guardo negli occhi una persona, capisco subito se sarà per sempre, quel per sempre lì, il mio per sempre, incastonato come una pietra preziosa in un ventricolo del cuore, fuso con l'argento vivo della mia anima e protetto da una cassa toracica di cemento armato, in un corpo di cristallo.


Soraya che cos’è l’amore?

- Soraya: Ambarabà Ciccì Coccò, tre civette sul comò, che facevano RUMORE, con la figlia del dottore, il dottore s'ammalò, Ambarabà Ciccì Coccò
- io: amore non dice rumore...
- Soraya: e come dice?
- io: .......fai una cosa per ora dici rumore....poi tra qualche anno ti dico come fa!
- Soraya: no, me lo devi dire ora!

- io: va bene...dice "che facevano l'amore"
- Soraya: ahha ma allora è facile!
- io: perchè cos'è l'amore?
- Soraya: quando uno sorride!

Già, l'amore è una cosa facile e basta sorridere. 


Apparizioni Sorayane

Quando vado a riprendere Soraya all'asilo, esco di corsa (quei 5 secondi in più sono importanti), parcheggio quasi sgommando, salgo le scale saltellando e per 3 secondi esatti, prima che lei si accorga di me, la spio dalla finestra e quando la vedo lì, seduta con gli altri bimbi sulla panca in corridoio, con lo zainetto sulle gambine, il giubbotto rigirato sul braccino e che puntualmente struscia per terra catturando la polvere meglio dello swiffer, le trecce quasi sciolte, le manine e il grembiulino sporchi di tempera e gli occhini a mezz'asta per la stanchezza, è come se avessi un'apparizione. Dopo quei 3 secondi, nel preciso istante in cui i nostri occhi si incrociano da dietro quel vetro, succede una cosa che non so descrivere a parole, come se una mano gigante mi stringesse lo stomaco e me lo portasse fino in gola, tanto che se facessi un colpo di tosse, me lo ritroverei in mano..."Uh guarda uno stomaco, sarà il mio, sai com'è, l'emozione, aspetta lo ringoio". Ecco, una roba parecchio simile.


Mi dono perdonandoti 


SA-PERDONARE O SAPER-DONARE, stessa sequenza di lettere, due concetti apparentemente diversi ma dipendenti l'uno dall'altro: il PERDONO e il DONO DI Sé. Quando si perdona si rinuncia a una parte di noi stessi donandola a chi ci ha ferito. È una rinuncia vera e propria poichè quella parte lì non ci verrà restituita e sarebbe anche un bene non richiederla mai indietro perchè, tra le due parti, si insinuerebbe il ricordo di un dolore antico mischiato al rancore che, senza farsi troppo problemi, riaprirebbe quella cicatrice, tagliando punto dopo punto, costringendola a sanguinare di nuovo. Perdonare senza dimenticare è un perdono blando, un donarsi a metà.


La cosa che ti riesce meglio

Il tuo DESTINO è la cosa che ti riesce meglio, quella che ti viene più facile, quella che ti fa sentire in armonia col resto del creato.


Senza trucco e senza inganno

Noi donne senza trucco siamo ancora più belle.
La mattina, appena sveglie, è come se i nostri volti rilassati, occhi e bocca gonfiati dal sonno, si con-fondessero con l'armonia del creato.
Proprio come fa un bimbo di 3 anni quando colora e cancella i contorni del suo disegno, i nostri colori si confondono e, mischiandosi col resto, sembrano quasi uscire dai nostri volti. In pochi secondi diventiamo tutt'uno con ciò che ci circonda. Spaventate da questa nostra facoltà quasi divina, ci trucchiamo, ma il trucco ci limita ed il limite non è altro che il prodotto del modo in cui abbiamo imparato a pensare e a percepire noi stesse.


Da mamma ho imparato ad essere figlia

Tutte le mattine, con cura e attenzione, preparo lo zainetto di Soraya...una tovaglietta di quelle metà stoffa e metà plastica, un bavaglino, la sua tazza gialla di plastica con gli animalini colorati in rilievo e il porta merenda giallo e verde. I primi tempi mi scervellavo per capire cosa potessi mettere dentro quel porta merenda. Con la testa ritornavo a quando ero piccina e la mia mamma mi metteva i dolci fatti da lei, il pane con l'olio buono o con la marmellata, la frutta e tante altre cose genuine. Raramente mi metteva le brioches confezionate. Le dicevo che gli altri bambini ce le avevano e che erano molto più buone dei suoi dolci. Lei mi spiegava che quella era robaccia ma io non capivo.

Ora, a distanza di anni, faccio lo stesso con Soraya. Cerco di metterle cose sane nonostante lei a volte ci provi e mi dica "domani mi metti l'ovino di surprise? (è il suo modo per dire il Kinder Sorpresa). La mamma della Maria Chiara glielo mette"...hai voglia te a spiegarle che le farebbe male, non capirebbe come non lo capivo io. Ahhh se solo potessi fermare il tempo, guardare la mia mamma mentre, con tutto l'amore del mondo e coi capelli arruffati, mi prepara lo zainetto, tirarle la vestaglia rosa di pile per farla girare e dirle "mamma, oggi mi metti una bella fetta di quella torta che hai fatto ieri? era la torta più buona del mondo!”


Mamma mi prendi in coccolino?

- mamma non ce la faccio a salire le scale, mi prendi in coccolino?

- certo amore vieni in coccolino alla mamma!

Quando Soraya, davanti alle scale dell'asilo, mi dice "mi prendi in coccolino" (è il nostro modo per dire "prendimi in braccio") il mio sangue si scioglie, anche se fuori ci sono zero gradi. In fretta e furia mi sistemo la borsa su una spalla (che rigorosamente cade sul più bello, sul punto di maggiore difficoltà), sull'altra spalla mi metto il suo zainetto rosa e sollevo quel batuffolino di lana colorato e profumato di 14 kg come fosse una piuma. Lei si stringe a me con quelle braccine corte che non riescono a fare il giro della schiena poichè ingolfate dal cappotto e, in un gesto che vorrei fermare per ore ogni volta, nasconde la testa tra il mio collo e il mio mento. In quello spazio lì, in quei quindici centimetri di pelle, è racchiuso il nostro amore.

Ecco, non dirò che lei è la mia vita, la mia felicità...è una responsabilità troppo grossa per un essere umano essere anche la felicità di qualcun altro. Dirò invece che lei è il mio nuovo e bellissimo punto di vista sulla mia vita, sulla mia felicità.Un bambino piange perchè non sa parlare. Noi parliamo troppo per non piangere. Forse dovremmo piangere di più senza vergognarci piuttosto che vergognarci poi di quello che diciamo quando siamo arrabbiati. Le lacrime, come i sorrisi, sono le parole più dolci che il silenzio possa parlare.


Rispettare il dolore di chi soffre in silenzio

Oggi Soraya non stava bene ma è voluta per forza andare all'asilo perchè c'era lo "scambio del dono" (ogni bimbo portava un regalino da dare ad un altro), la merenda col pandoro e provavano le canzoncine di Natale per domani! Con la maestra siamo rimaste che per qualsiasi cosa mi chiama e che comunque vado a prenderla tra un paio d'ore. Arrivata nel parcheggio per tornare a casa ho pensato "quasi quasi aspetto qua in macchina, due ore passano veloci, così almeno se mi chiamano sono già qua"....sono rimasta venti minuti e in quel lasso di tempo ho pensato all'angoscia che provano i genitori di bimbi malati di tumore o altre malattie. Altro che l'indecisione di aspettare due ore in macchina. Lì si parla di giorni, mesi, anni in cui vedi tuo figlio soffrire e, in alcuni casi, non puoi fare niente. Niente, se non alleviargli il dolore facendoti vedere sereno (cosa che richiede un lavoro enorme), affidandoti al protocollo che segue l'ospedale che ce l'ha in cura (pensando più volte che se andassi un altro ospedale forse sarebbe meglio) e sperando nella ricerca (benedetta ricerca). Ce li ho bene impressi nella mente gli occhi dei genitori che aspettano davvero. Hanno una forza che smuove le montagne e la leggerezza di una bolla di sapone. Si muovono in silenzio, non fanno rumore per non disturbare. Si fanno coraggio, ma hanno paura. Non ti chiedono aiuto, ma se tu glielo dai te ne sono grati e soprattutto non si sentono soli, sì perchè molte famiglie si trasferiscono per un tempo indeterminato in un'altra regione, anche a mille chilometri da casa. Hanno bisogno di parlare, di spiegare, di capire perchè proprio a loro. Hanno bisogno di piangere e lo fanno in bagno per non farsi vedere. Aspettano giorni per una risonanza e da quelle lastre, dalla presenza o meno di ombre nere, da quelle masse dai contorni indefiniti, capiranno quanto tempo ancora gli resterà da passare con il loro piccolino. Le mie due ore in macchina erano millesimi di secondo in confronto. Dopo venti minuti, per rispetto al loro dolore, sono tornata a casa.


Raccontare la verità

Lavorare ad una nuova canzone e non riuscire a cantare alcune parole perchè, se lo fai, sai che piangerai. Dolore e gioia si fondono cancellando i loro contorni. Provi a cantare e l'emozione velocissima ti risale lo stomaco, arriva alla gola con la stessa forza di quando stappi lo spumante. Fai il primo singhiozzo, provi a trattenere un po' per vergogna e un po' per dimostrare a te stessa di esser forte, ma gli occhi si velano di lacrime, si riempiono di acqua salata e, quando cade la prima goccia caldissima che ti solca il viso, pensi che stai facendo la cosa giusta. Stai raccontando la verità. E la verità, a volte, fa male.


A lezione da mia figlia

Stamani appena arrivate all'asilo, in classe c'era chi piangeva e chi stava da una parte perchè giustamente doveva riabituarsi dopo 15 giorni di vacanza. Soraya ha già la sua amichetta del cuore che si chiama Dora, è una bimba bellissima e dolcissima ma ancora non si è ambientata bene e tutti i giorni piange un po' e aspetta a gloria Soraya che le tiene la mano, in senso letterale e in senso metaforico!! Oggi, appena siamo arrivate, Dora aveva gli occhi pieni di lacrime, ma come ha visto Soraya le si è illuminato il faccino. Si sono date la mano, senza parlare, comunicando solo con lo sguardo. Quegli sguardi piccini pieni di consapevolezza. Puri. Senza filtri. Cristallini.
Da buona mamma spiona, quando sono passata dalla finestra della loro classe, mi sono fermata un minuto e ho visto Soraya che, pur di non lasciare Dora, faceva tutto con una sola mano, aiutandosi col mento per tenere i coccini della cucina e guardando la sua amichetta con uno sguardo quasi materno, quasi a volerle dire "non ti preoccupare Dora, la tua mamma torna presto, intanto mi prenderò io cura di te, tieniti stretta a me". Mi vengono i brividi. 


Spontaneamente parlando

Se non ti viene spontaneo, non lo fare...qualunque cosa, gesto o dimostrazione d'affetto sia. La finzione richiede troppa memoria, spiegazioni ed elaborazione. La verità è la cosa più armoniosa, immediata e giusta. Sempre.


D gigante

Penso che la lingua italiana sia meravigliosa. Le parole, a seconda di chi le pronuncia e di come le fa rotolare tra palato, denti e lingua, acquistano un sapore quasi sacro. Si materializzano, te le ritrovi davanti a caratteri grandi e, se allunghi una mano, le puoi quasi toccare. È come se disegnassero un semicerchio partendo dalla bocca e finendo poco sopra l'ombelico. In quello spazio lì, in quella D gigante, quel suono riecheggia per ore per poi mischiarsi con tutti i suoni venuti prima, primi fra tutti i più ancestralmente dolci: "mamma" e "babbo”.


Non si può piacere a tutti

Siamo tutti legati tra di noi ma non si può piacere a tutti. Quando ci si piace, quello che ci lega è molto più forte di quello che ci divide. Quando ci si piace i gesti semplici rimbombano molto di più dei gesti incredibili. Quando ci si piace si aiuta il buio a fare luce. La luna non sa di essere così buia, di riflettere la luce del sole, anzi crede di esser lei ad illuminarlo. Il sole tace per amore.


Serenità questa sconosciuta

Se vuoi uscire dalla vita di qualcuno fallo e basta, ma ricordati di non agganciare qualcun altro nella corsa mentre scappi. L'esperienza che hai avuto con la persona da cui ti allontani è soltanto tua. Non cercare alleati. Cerca piuttosto la calma e la serenità dentro di te.


Pensieri che hanno urgenza di essere pensati

Cos'è che ti spinge a stare in macchina, con zero gradi, ad ascoltare una tua canzone, parcheggiata davanti a casa, per 3 minuti e 15 secondi, quando potresti metterla dentro casa al calduccio? Follia. Sì deve essere quello. Adoro gli spazi piccoli. Mi fanno sentire protetta. In macchina faccio i migliori viaggi. Le distanze corte sono le mie preferite perchè devo concentrare i pensieri in un lasso di tempo molto breve, ma quando non ho finito di pensare mi fermo. A volte mi fermo sotto l'asilo, altre in piazza, altre al semaforo, altre in doppia fila, altre in una corsia del supermercato, altre mentre sto montando l'albume a neve, altre mentre sto dando il cencio tra il tavolo e la stufa a pellet, altre mentre fisso il blu della tv aspettando che si accenda il decoder. Come se i pensieri avessero urgenza di essere pensati. Stamani pensavo che non avrei potuto trovare posto e temperatura migliori per ascoltare quella canzone. Si intitola "La carne viva del mondo", io e Lore la scrivemmo qualche anno fa, tutte le volte che la ascolto è sempre come fosse la prima volta e stamani, in quei 3 minuti e 15 secondi, in quello spazio piccolo di mondo, mi ha scaldato le mani e la carne viva del cuore.



Felicità stagnante

“Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati”. P.Neruda, Lentamente muore

Uno dei tavoli più pesanti che abbia mai capovolto è stato quello con sopra i libri accuratamente fotocopiati e i frettolosi appunti scopiazzati qua e là all’università per quelli che molti credono sia un capriccio, un hobby (mi raccomando fate sentir bene la acca), un dopolavoro…ahhh…povere anime vuote, maleodoranti di felicità stagnante; anime rimaste troppo a lungo intrappolate nella placenta, boccheggiando galleggiano in acque putride agitate da doglie strazianti che non accennano a placarsi…ma sanno fingere anche mentre trascinano le loro gambe verso l’ufficio, anche quando i loro figli parlano con le loro enormi giacche vuote appese all’attaccapanni, anche quando, guardandosi allo specchio, si accorgono che nei loro occhi manca la luce, quella luce che soltanto chi crede ancora nei sogni ha…

 

Malox

Assaporare con lungi sorsi la realtà intorno…ingozzarsi di fulminei fotogrammi rubati a destra e a manca…sentire le pareti dello stomaco allargarsi, creparsi fino a crollare…vomitare macerie sul retro di fogli ingialliti e sgualciti che per la seconda volta adempiono al loro dovere…non ci sarà una terza volta, finiranno accartocciati nel sacchetto apposito per la carta, se gli va bene, altrimenti marciranno insieme all’olio e al detersivo in un qualunque bidone della spazzatura e di quelle parole che ci hanno fatto venire il mal di stomaco rimarrà soltanto un vago e pungente odore.

“Sono come una nuvola che si riempie di pioggia e quando è gonfia deve scoppiare e spandere la sua acqua ai quattro venti”.  F. De André


Arrivi e partenze

La mia anima è una stazione traballante di arrivi e di partenze.

Sul primo binario, al di là della striscia gialla, attendo fremente l’arrivo di una nuova persona. In sala d’aspetto, per non vederla andar via, piango la partenza di una vecchia amicizia.

Quando mi affeziono a qualcuno non posso stargli molto vicino perché finisco per confondere i confini. Non capisco dove finiscono io e dove comincia lui o lei.

A volte sono talmente cieca da non accorgermi che sto vivendo la vita di tutte le persone che ho incontrato e che in tutto questo viavai, è bastato un attimo di distrazione per perdere di vista la mia. Con la macchina da cucire, ogni volta, la cucio accuratamente al mio corpo per impedirle di staccarsene di nuovo.

Con la macchina da cucire, ogni volta, ridimensiono la mia anima cucendola accuratamente al corpo per impedirle di staccarsi di nuovo.

 

Sai chi mi ricordi?

Inizialmente mi arrabbiavo quando comparavano la mia voce a quella di altre cantanti poi ho capito che infondo è un processo naturale quello di associare e di cercare riferimenti per identificare.
Quante volte vi sarà capitato di andare ad una cena, o in qualsiasi altro posto, dove non conoscevate nessuno e la prima cosa che vi siete sentiti dire è stata: sai chi mi ricordi? l’ Antonella, una mia vecchia (!?!) amica oppure, ancora peggio, Antonello (com’è possibile, un uomo?! forse abbiamo esagerato col trucco!).

L’importante è non lasciarsi mai incasellare nelle definizioni, non diventare mai frasi fatte sentite e risentite ma cercare, nei limiti del possibile, di restare inedite poesie. 


Atarassia vattene via

Dicesi atarassia la totale mancanza di partecipazione emotiva. Vorresti piangere ma non hai abbastanza lacrime di scorta. Vorresti ridere ma non ricordi più come si fa e la bocca, mossa da compassione, tira su gli angoli facendoti sembrare inebetita. L’atarassia è uno tsunami che ogni giorno torna più grande, anche dove non c’è il mare. I giorni cominciano ad assomigliarsi l’un l’altro e il dolore si arrampica come edera sul cuore impietrito che, al primo smottamento dell’animo, va in frantumi insieme a tutte le certezze costruite abusivamente negli anni. Così ci ritroviamo sommersi e smarriti sotto cumuli di cemento armato.

 

Romanicismo malato

Quando scrivo canzoni, solitamente prediligo le tematiche casalinghe perché infondo sono le più vere. Mi piace prendere in prestito personaggi che ho incontrato realmente e proiettarli in uno spazio tempo fantastico, confondere i confini tra buio e luce, uomo e donna, verità e finzione. Cerco di interpretare il disagio, il mio e quello degli altri tentando di estrapolarne la parte più bella, più utile e a volte più comica. Cerco di mettere le parole al servizio di chi per scelta o per imposizione non ha voce per parlare. Mi accorgo della potenza di alcune parole quando, nel pronunciarle, la lingua mi si spezza in bocca.

 

 Astuta solitudine

Solitudine per scelta o per necessità? come si dice dalle mie parti “accident’a i' peggio”. Ora che ci penso però, a volte, l’essere soli ha i suoi vantaggi. Bisogna essere abili con la solitudine, bisogna saperla usare e non farsi mai usare da lei. Anche se resta comunque una cosa brutta e per certi versi assurda perché infondo siamo più di 6 miliardi su ‘sto pianeta e dico io, sarà mai possibile che qualcuno possa esser solo?! Eppure esiste qualcuno che dice di sentirsi ancora più solo in mezzo agli altri. La solitudine è un po’ come il dolore, non si accontenta di poco e ne chiede sempre di più fino quasi a creare dipendenza. Arriva persino a mancarti. Ma come può mancare qualcosa che non c’è? 

“Le aquile non volano mai a stormi”.
F. Battiato

“C’è chi aspetta la pioggia per non pianger da solo”.
F. De André

 

Amici vs conoscenti

Finalmente nella fase trans (mi riferisco ai tratti del viso e del corpo non ancora ben definiti) dell’adolescenza, capii chi fossero gli amici e cosa fossero invece i conoscenti. Un giorno, contando ogni singolo quadretto, divisi in due un foglio di carta e cominciai ad elencare nomi e cognomi (un po’ come quelle odiose classifiche liceali che i maschi facevano sulle femmine). Non so bene quanto mi convenne perché facendo questa suddivisione risultò che avessi molti più conoscenti che amici e col passare degli anni la colonna dell’amicizia si è riempita di freghi nevrastenici riducendosi all’osso mentre l’altra, gonfia di superbia ed ingordigia, tutt’oggi è lì che se la ride alla grande!
Il fatto è che siamo sempre alla ricerca di un amico ma non ci preoccupiamo mai di esserlo e, anche quando un’amicizia finisce, ci ostiniamo a tenerla in vita cercando di aggrapparci, con le unghie e coi denti, al ricordo o all’idea che ci eravamo fatti di quella persona.

 

Portami con te

È strano come a volte ci basti pensare, e che quel pensiero ci rassicuri, che una qualunque persona che abbiamo incontrato nella nostra vita sia da qualche parte nel mondo viva.
Accade troppo spesso che le persone se ne vadano via troppo presto senza aspettare l’arrivo del nostro affetto. Mio nonno se n’è andato così.
Il più delle volte non pensiamo a chi se ne va ma a noi, alla dolorosa assenza e al vuoto incolmabile che quella persona lascia nella nostra vita.”Chi more giace e chi vive un si da pace”.

Ricordo che il primo giorno di scuola (dell’asilo e delle elementari) di ogni anno mia mamma mi accompagnava ed era una tragedia. Piangevo a dirotto e la tenevo stretta stretta per paura che mi abbandonasse in quelle stanze fredde e che non tornasse più a prendermi. Invece tornava sempre, e torna ancora. La vedo dalla finestra che mi saluta.

 

Di che linfa sei?

Chi ha orecchi per intendere intenda: “i rampicanti hanno bisogno di appoggi per crescere belli slanciati altrimenti cadrebbero gli uni sugli altri formando cespugli ingarbugliati".

 

O bene bene o male male

Quando è troppo è troppo, ma anche quando è poco è troppo poco. Da quando non esistono più le vie di mezzo qui si mette male! Pensate al povero grigio che non è né bianco né nero…cosa dovrebbe dire?! Tempi duri per i sentimenti specie se a spazzarli via ci pensa lei, Miss Indifferenza: creatura mostruosa dalle sembianze umane che non si ricorda mai come ti chiami, che si presenta dandoti una mano flaccida, che ti fa un regalo a suo gusto senza pensare minimamente a te cosa possa piacere, che non ti guarda mai negli occhi quando ti parla, che non ti ascolta anzi non gliene può fregar di meno di quello che stai dicendo, che ti associa ad un’altra persona senza pensare che magari non siete la stessa persona (non ci vuole poi tanto per capirlo), che si accorge di te solo quando fai qualcosa di importante, qualcosa che la stuzzica, qualcosa che non si aspettava che tu sapessi fare, che quando ti incontra per la strada si gira dall’altra parte, che non sa che dall’altra parte del mondo non ci si può permettere di essere indifferenti. Retorici sì, ma indifferenti no!

 

Il parabattute

Quando sapete di dover trascorrere alcune ore con  persone che conoscete oppure che non conoscete affatto  vi consiglio di portarvi dietro un “parabattute”,  un paracadute speciale che para le battute spiacevoli. Non si può mai sapere. La bocca di alcune persone è un rubinetto rotto che non distingue più l’acqua fredda dall’acqua calda: le loro parole gelano e un secondo dopo bruciano, ma è troppo tardi.

 

Radici alate

Appurato, per esperienza strettamente personale, che non si può stare al mondo senza avere dentro almeno un pizzico di follia, viene da chiedersi in che modo impiegare questo briciolo di  pazzia?!! Semplice, non saremo noi ad usarla ma, al contrario, sarà proprio lei ad usarci. Come? ve ne accorgerete…ce ne accorgeremo…perché infondo siamo tutti in balìa della follia, tutti a metà strada tra realtà e fantasia.

“Non temere mai di dire cose insensate, ma ascolta bene quando le dici”. Wittgenstein

 

Dimmi come ti chiami...

Un giorno, tanti anni fa, mia sorella Debora sollevò un’inquietante questione: “ma se l’arancia si chiamasse penna avrebbe sempre lo stesso sapore?”. Inutile dire che rimasi estasiata da questa sottile osservazione tanto da riproporla (facendola mia per buffoneria) alle persone che mi conoscevano bene (capite bene che l’argomento era delicato e non poteva esser sbandierato ai quattro venti con non chalance onde evitare commenti tipo: “oh, passa la grulla” oppure “m’hanno detto che quella la 'un c’è tanto co' i’ccapo” …e giù pacchine pare i giorno di’ccastigo), le quali dopo un’attenta riflessione sorridendo annuivano, ma non ero soddisfatta, dovevo trovare qualcuno che mi dicesse di no, che spremendo l’arancia sarebbe uscito inchiosto. Beh, volete sapere se ho trovato qualcuno in grado di soddisfare questo mio desiderio?
AAA Cercasi persona o creatura che asserisca, senza grandi difficoltà che se chiamassi penna un’arancia, spremendo quest’ultima, ne uscirebbe inchiostro. Ottima ricompensa.

“Per avere un rapporto col mondo o col nemico devi nominarlo: le cose non avevano senso prima che l’uomo avesse un rapporto con loro”.
R. Vecchioni

“Tutte le cose hanno vita propria, si tratta solo di risvegliargli l’anima”.
G.Garcìa Marquez

 

Tempus fugit

Il tempo avanza con prudenza muovendo passi piccolissimi. Quando finalmente sei a due passi dal punto di arrivo ti fa assaporare e sudare ogni singolo millimetro. Il cammino per la felicità sembra davvero molto lungo Il fatto è che proprio quando finalmente l’hai raggiunta, questa sembra svanirti tra le mani. Allora mi viene da pensare che sia meglio cercare e non trovare mai o semplicemente rimandare ad un ipotetico domani.

Per molti invece il tempo è quella cosa che accade quando intorno a loro non succede niente. In questo caso forse è meglio trovare subito visto che il cercare non ha dato grosse soddisfazioni!

 

Profumo di mela

Ognuno di noi ha un suo particolare e personalissimo odore…però ce n’è uno che ci accomuna tutti, quello che ci portiamo dietro dalla nascita, dal concepimento: uno strano ed inebriante profumo di mela.

 

Impronte d'amore

Quando le relazioni amorose e le lunghe amicizie d’improvviso finiscono, dove va a finire il sentimento che ha permesso loro di esistere? Non credendo che un qualcosa che non c’è più si volatilizzi, l’unica risposta che sono stata in grado di darmi è stata che forse quel sentimento, essendo ancora così forte, andrà a preservarsi in qualche angolo remoto dell’universo, una sorta di contenitore gigantesco apposito per gli scarti sentimentali. E, come tutti gli scarti oleosi che si rispettino, lasciano l’alone che. con passo felpato.                        continua a seguirci ancora per un po’ di tempo, giusto il tempo di dimenticare. Ma le persone difficilmente si dimenticano perché restano nei nostri ricordi, nei nostri gesti e nelle nostre parole. In una parte ben nascosta del nostro cuore. Le persone restano. E a volte per sempre.

 

Alauda arvensis

Questo piccolo uccello è lungo circa
18-20 cm e presenta un’apertura alare di
30-36 cm. ola più in alto degli altri uccelli piccoli come lei (ritorna a terra ad ali chiuse e le riapre a poca distanza da terra) ma nidifica sul terreno in prossimità di ciuffi d’erba. Il periodo riproduttivo corrisponde ad un comportamento piuttosto solitario e territoriale. Diversamente si dimostra una specie sociale durante lo svernamento e le migrazioni, originando stormi anche di 1000 unità.
I due partner sono estremamente fedeli, si tratta infatti di una specie monogama. Durante il volo nuziale, che consiste in lenti giri ad elevate altezze per poi ridiscendere lentamente a terra, l’allodola emette un caratteristico canto. 
Il canto dell’allodola nella stagione primaverile nella tradizione agricola, annuncia la fine dell’inverno e l’inizio della stagione più ridente.

È l’allodola, un animale nel  quale vedo un po’ di me.

 

Il colino magico

Il presente è un colino che trattiene i sassi più grandi del passato e fa passare la sabbia più fine del futuro. 
Siamo anime in affitto in un corpo a lunga conservazione.

 

Settore C

Ho diviso l’armadio in due settori: quello con i vestiti per i giorni migliori e quello coi vestiti per i giorni che si rassomigliano. Per sicurezza ogni giorno, sotto la mise da giorni uguali, indosso uno dei miei vestiti migliori…non si sa mai! Un po’ come le parole. Custodisco in una piccola parte del cervello quelle migliori da usare nelle occasioni speciali, peccato che col passare degli anni siano diventate obsolete e quando provo a pronunciarne una, nella bocca sento un misto di sapori che vanno dalla ruggine al marcio.

 

Se lo dice lui…se lo dice lei….

“Si deve sempre allargare il proprio cuore così che ci sia spazio per molti”  
Etty Hillesum


"C'è una musica per il mondo così com’è e una musica per il mondo come vorresti che fosse” Pat Metheny


"L’amicizia nasce nel momento in cui una persona dice ad un’altra: Cosa? Anche tu? Credevo di essere solo io”. C. S. Lewis


Il coraggio non è sempre un ruggito. A volte il coraggio è la calma voce alla fine del giorno che dice: “proverò di nuovo domani”. Mary Anne Radmacher


«Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato.
L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità». 
Gustavo Rol


"Se urli tutti ti sentono, se bisbigli ti sente solo chi ti sta vicino, ma se stai in silenzio solo chi ti ama ti ascolta".
Gandhi


"Non potete ricevere ciò che non date.
Il flusso verso l’esterno determina il flusso verso l’interno".

Eckhart Tolle, Un nuovo mondo

"Mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi FELICE. Mi dissero che non avevo capito il compito e io dissi che loro non avevano capito la vita". John Lennon

"La cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto”. Peter Drucker


“Realizzare la propria leggenda personale è il solo dovere degli uomini e quando tu realizzi qualcosa tutto l’universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio”. P.Coelho, L'Alchimista


“Un uomo diventa uomo solo imitando gli altri”.
Adorno

“Quando gli uomini si riuniscono le loro teste si restringono”.
M.De Montaigne

“La gente è il più grande spettacolo del mondo, e non si paga il biglietto”.
C.Bukowsky

“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri e gli intelligenti pieni di dubbi”.
J.J Rousseau

“C’è un’ignoranza da analfabeti e una da dottori”.
M.De Montaigne

“La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni che un individuo riesce a vivere; quelli uguali non contano”—“ molti studiano come allungare la vita invece bisognerebbe allungarla”.
L. De Crescenzo

“Un guerriero della luce non passa i giorni tentando di rappresentare un ruolo che gli altri hanno scelto per lui”__ “un gdl non cerca di essere coerente: apprende piuttosto a vivere con le sue contraddizioni”
P. Coelho

“Siamo tutti nella fogna ma alcuni di noi guardano le stelle”.
O. Wilde

“Dio fece la donna per ultima perché non voleva consigli mentre creava l’uomo”.
Anonimo

“Io nun faccio questioni di colore: l’azioni bone e belle vengheno su dar core sotto qualunque pelle”.
Trilussa

“E’ meglio sapere dove andare e non sapere come che sapere come ma non dove”.
Queimada

“Alcuni sentono con le orecchie, altri con lo stomaco e altri ancora con le tasche…ce ne sono poi alcuni che non sentono affatto”.
K. Gibran

“Chi volge le spalle al sole non vedrà altro che la sua ombra”.
A. de Saint Exupéry

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